Quinta do Conte, distretto di Sesimbra a sud di Lisbona, la biblioteca è incastonata come un gioiello tra tre grandi supermercati, molti i lettori di passaggio che intanto vengono a prendersi anche un po' di caldo e a curiosare, fuori c'è il sole, la pioggia verrà domani.
Montiamo un piccolo teatro, 2 fari sul soffitto scoperchiato, casse con mixer e poi a cucire e incollare le quinte nere del Teatro Municipale João Mota, che ce le ha prestate, per coprire le pareti e fare il buio, come bambini a far casa con le coperte. Fare uno spazio dove vederci da vicino, o non vederci ma stare lì come un'effimera comunità di osservatori attenti. Osservare come l'occhio si abitua e come si vede bene nell'oscurità. E come si può danzare e incontrarsi con gli occhi chiusi e lo spazio è così diverso e cosi presente. Si vede cosi bene che andiamo tutti, occhi bendati mano nella mano, lentamente fuori. E un panorama tattile sonoro si spalanca in mezzo al traffico delle auto e al giardino in questo sabato pomeriggio d'inverno, in una periferia che diventa, oggi, il centro del Gioco. |